martedì 17 dicembre 2019

La provvidenza di Dio nelle scritture: Nessuno aiutò Gesù [5]

Nessuno aiutò Gesù

Quinta parte

Gesù viveva con tanta angoscia nel suo cuore quando era nella sua fami glia. Ci sono molte cose non ancora rivelate. Molte situazioni, a causa delle quali lui ha sofferto sono ancora sconosciute. La Bibbia non dice quasi niente circa i trent’anni che precedettero il ministero pubblico di Gesù. Se fosse stato un periodo glorioso possiamo star sicuri che Dio e i discepoli di Gesù celo avrebbero fatto conoscere, ma la vita di Gesù fu piena di tristezza ed egli rimase un’oscura figura per 30 anni.

Già da bambino Gesù capì di essere una persona speciale. Sentiva ciò che la gente pensava di lui, ma l’immagine che aveva di se stesso era completamente differente. Sin da piccolo non poteva mai parlare apertamente e l’unico conforto che poteva trovare era nella sua relazione con Dio, ed egli passava molto del suo tempo pregando Dio e cercando la Sua guida. Così facendo Gesù diventava spiritualmente sempre più forte e in quel periodo le circostanze lo spingevano verso un’unica direzione: Dio e la realizzazione del Suo ideale. Sapeva che il modo di pensa re del mondo era molto diverso dal modo di pensare di Dio e bisognava correggerlo. Sentiva anche che gli uomini non conoscevano ciò che Dio voleva e che lui stesso avrebbe dovuto cambiare la loro opinione.

A causa di queste circostanze avverse Gesù dovette veramente pregare Dio con tanta intensità al punto di spingerlo a parlargli ed insegnargli che cosa avrebbe dovuto fare nella sua missione futura. A mano a mano che Gesù cresceva e conosceva sempre di più Dio, comprendendo sempre meglio la sua missione, egli sentiva che il suo cuore diventava sempre più pesante e sofferente ed il suo ambiente sempre più difficile da sopportare.

A quel tempo il suo compleanno, il Natale, non era un giorno speciale. L’amico più prezioso per Gesù sarebbe stata la persona che fosse venuta a lui non portandogli regali o parole di augurio, ma che, con un cuore comprensivo lo avesse confortato nella sua situazione e avesse di scusso con lui della sua missione futura. Se ci fosse stato qualcuno così accanto a lui, Gesù sarebbe stato molto più felice che se avesse ricevuto tanti regali. Quella persona avrebbe potuto essere uno dei suoi fratelli o delle sue sorelle. Conoscendo la pena del suo cuore, questo amico avrebbe potuto portargli un piccolissimo pezzo di dolce avvolto in un fazzoletto, per il suo compleanno, e gli avrebbe potuto dire: “Le perso ne non ti capiscono, ma io cercherò di aiutarti. Non devi essere triste”. Gesù avrebbe certamente accolto quella persona con molta più gratitudine di quanto avrebbe accolto uno che fosse andato via subito. Se ci fosse stato un simile fratello o una simile sorella nella sua famiglia, che avesse fatto questo per lui, allora Gesù l’avrebbe ricordato per lungo tempo e avrebbe parlato di lui.

Gesù aveva un profondo desiderio che i suoi genitori, i suoi fratelli e parenti lo aiutassero nella missione: se non erano i suoi genitori ad aiutarlo chi altri lo avrebbe fatto? Gesù era la figura centrale, la persona che aveva una missione divina e che Dio aveva mandato dopo una preparazione durata 4000 anni. C’erano persone preparate per riceverlo. Perché lui potesse stabilire il Regno dei Cieli in terra, avrebbe dovuto essere capace di realizzarlo prima di tutto nella sua propria famiglia. Gesù conosceva la legge divina della famiglia celeste, perciò la sua stessa famiglia avrebbe dovuto vivere in accordo ad essa: Giuseppe avrebbe dovuto amare e proteggere Gesù e altrettanto avrebbe dovuto fare sua madre, Ma ria. Gesù avrebbe dovuto educare persino i suoi genitori, i suoi fratelli e sorelle ed essi avrebbero dovuto amarlo più di chiunque altro, prendendosi cura di lui ed aiutandolo nella sua missione.

Gesù era un principe del Regno dei Cieli, non un normale principe di un regno terreno. Era il solo figlio di Dio, mandato da Lui a svolgere questa missione come figura centrale. La sua famiglia avrebbe dovuto essere una famiglia esemplare e costruire la tradizione divina, educando e proteggendo Gesù. Preparando il cibo, i vestiti per lui, facendo qualsiasi cosa per lui, i suoi familiari avrebbero dovuto mantenere un’attitudine molto sincera e coinvolgere totalmente il loro cuore e il loro sentimento. Gli altri fratelli avrebbero dovuto aiutare Gesù a portare avanti la sua missione. Ma non fu proprio così: Gesù vis se in una situazione di conflitto tra circostanze e sentimenti contrastanti che lo portarono a condurre una vita solitaria in preparazione al la sua missione, fino al suo trentesimo anno di età.

Gesù conosceva il piano che Dio aveva per lui, per Israele e per il resto dell’umanità. Dio è immateriale, ma Gesù, avendo un corpo fisico, poteva sperimentare la condizione umana e sapeva di dover diventare il punto centrale che avrebbe riportato il mondo a Dio. Pensate che cercasse qualcuno che gli mostrasse un po’ di comprensione o che desiderasse sentire anche solo una parola di amore per lui, sapendo che senza di lui nessuno avrebbe potuto avere la possibilità di ritornare a Dio? Gesù desiderava sentire i sommi sacerdoti dire: “Dobbiamo prepararci a riceverti perché questo è l’unico modo che abbiamo di ritornare a Dio”. Ma sappiamo di qualcuno che capì questo e gli disse queste cose? I capi del suo popolo non solo non vennero a lui, ma gli si opposero direttamente. La gente perciò rimase stupita all’u dire le sue parole: “Io sono il completamento della Legge” oppure Mosè ha scritto di me”. Egli proclama va: “Io sono il Figlio di Dio”; “Il Padre in cielo mi ha mandato”; “Io so no la Via, la Verità, la Vita, nessuno va al Padre se non attraverso di me”.

Sun Myung Moon

Sesta e ultima parte: La volontà di Dio è salvare il mondo



Nessun commento:

Posta un commento

Post in evidenza

Sun Myung Moon, una breve biografia

Sun Myung Moon Nato nella città di Chŏngju ,  25 febbraio   1920.  Chŏngju è una città della Corea del Nord, localizzata nella parte merid...

Post più popolari