
Quinta parte
Gesù viveva con tanta
angoscia nel suo cuore quando era nella sua fami glia. Ci sono molte cose non
ancora rivelate. Molte situazioni, a causa delle quali lui ha sofferto sono
ancora sconosciute. La Bibbia non dice quasi niente circa i trent’anni che
precedettero il ministero pubblico di Gesù. Se fosse stato un periodo glorioso
possiamo star sicuri che Dio e i discepoli di Gesù celo avrebbero fatto
conoscere, ma la vita di Gesù fu piena di tristezza ed egli rimase un’oscura
figura per 30 anni.
Già da bambino Gesù capì di
essere una persona speciale. Sentiva ciò che la gente pensava di lui, ma
l’immagine che aveva di se stesso era completamente differente. Sin da piccolo
non poteva mai parlare apertamente e l’unico conforto che poteva trovare era
nella sua relazione con Dio, ed egli passava molto del suo tempo pregando Dio e
cercando la Sua guida. Così facendo Gesù diventava spiritualmente sempre più
forte e in quel periodo le circostanze lo spingevano verso un’unica direzione:
Dio e la realizzazione del Suo ideale. Sapeva che il modo di pensa re del mondo
era molto diverso dal modo di pensare di Dio e bisognava correggerlo. Sentiva
anche che gli uomini non conoscevano ciò che Dio voleva e che lui stesso
avrebbe dovuto cambiare la loro opinione.
A causa di queste
circostanze avverse Gesù dovette veramente pregare Dio con tanta intensità al
punto di spingerlo a parlargli ed insegnargli che cosa avrebbe dovuto fare
nella sua missione futura. A mano a mano che Gesù cresceva e conosceva sempre
di più Dio, comprendendo sempre meglio la sua missione, egli sentiva che il suo
cuore diventava sempre più pesante e sofferente ed il suo ambiente sempre più
difficile da sopportare.
A quel tempo il suo
compleanno, il Natale, non era un giorno speciale. L’amico più prezioso per
Gesù sarebbe stata la persona che fosse venuta a lui non portandogli regali o
parole di augurio, ma che, con un cuore comprensivo lo avesse confortato nella
sua situazione e avesse di scusso con lui della sua missione futura. Se ci fosse
stato qualcuno così accanto a lui, Gesù sarebbe stato molto più felice che se
avesse ricevuto tanti regali. Quella persona avrebbe potuto essere uno dei suoi
fratelli o delle sue sorelle. Conoscendo la pena del suo cuore, questo amico
avrebbe potuto portargli un piccolissimo pezzo di dolce avvolto in un
fazzoletto, per il suo compleanno, e gli avrebbe potuto dire: “Le perso ne non
ti capiscono, ma io cercherò di aiutarti. Non devi essere triste”. Gesù avrebbe
certamente accolto quella persona con molta più gratitudine di quanto avrebbe
accolto uno che fosse andato via subito. Se ci fosse stato un simile fratello o
una simile sorella nella sua famiglia, che avesse fatto questo per lui, allora
Gesù l’avrebbe ricordato per lungo tempo e avrebbe parlato di lui.
Gesù aveva un profondo
desiderio che i suoi genitori, i suoi fratelli e parenti lo aiutassero nella
missione: se non erano i suoi genitori ad aiutarlo chi altri lo avrebbe fatto?
Gesù era la figura centrale, la persona che aveva una missione divina e che Dio
aveva mandato dopo una preparazione durata 4000 anni. C’erano persone preparate
per riceverlo. Perché lui potesse stabilire il Regno dei Cieli in terra,
avrebbe dovuto essere capace di realizzarlo prima di tutto nella sua propria
famiglia. Gesù conosceva la legge divina della famiglia celeste, perciò la sua
stessa famiglia avrebbe dovuto vivere in accordo ad essa: Giuseppe avrebbe
dovuto amare e proteggere Gesù e altrettanto avrebbe dovuto fare sua madre, Ma
ria. Gesù avrebbe dovuto educare persino i suoi genitori, i suoi fratelli e
sorelle ed essi avrebbero dovuto amarlo più di chiunque altro, prendendosi cura
di lui ed aiutandolo nella sua missione.
Gesù era un principe del
Regno dei Cieli, non un normale principe di un regno terreno. Era il solo figlio
di Dio, mandato da Lui a svolgere questa missione come figura centrale. La sua
famiglia avrebbe dovuto essere una famiglia esemplare e costruire la tradizione
divina, educando e proteggendo Gesù. Preparando il cibo, i vestiti per lui,
facendo qualsiasi cosa per lui, i suoi familiari avrebbero dovuto mantenere
un’attitudine molto sincera e coinvolgere totalmente il loro cuore e il loro
sentimento. Gli altri fratelli avrebbero dovuto aiutare Gesù a portare avanti
la sua missione. Ma non fu proprio così: Gesù vis se in una situazione di
conflitto tra circostanze e sentimenti contrastanti che lo portarono a condurre
una vita solitaria in preparazione al la sua missione, fino al suo trentesimo
anno di età.
Gesù conosceva il piano che
Dio aveva per lui, per Israele e per il resto dell’umanità. Dio è immateriale,
ma Gesù, avendo un corpo fisico, poteva sperimentare la condizione umana e
sapeva di dover diventare il punto centrale che avrebbe riportato il mondo a
Dio. Pensate che cercasse qualcuno che gli mostrasse un po’ di comprensione o
che desiderasse sentire anche solo una parola di amore per lui, sapendo che
senza di lui nessuno avrebbe potuto avere la possibilità di ritornare a Dio?
Gesù desiderava sentire i sommi sacerdoti dire: “Dobbiamo prepararci a riceverti
perché questo è l’unico modo che abbiamo di ritornare a Dio”. Ma sappiamo di
qualcuno che capì questo e gli disse queste cose? I capi del suo popolo non
solo non vennero a lui, ma gli si opposero direttamente. La gente perciò rimase
stupita all’u dire le sue parole: “Io sono il completamento della Legge” oppure
Mosè ha scritto di me”. Egli proclama va: “Io sono il Figlio di Dio”; “Il Padre
in cielo mi ha mandato”; “Io so no la Via, la Verità, la Vita, nessuno va al
Padre se non attraverso di me”.
Sun Myung Moon
Sesta e ultima parte: La volontà di Dio è salvare il mondo
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