martedì 17 dicembre 2019

La provvidenza di Dio nelle scritture: Dedicare la propria vita a Dio [2]


Dedicare la propria vita a Dio

Seconda parte

Questi uomini, Abele, Noè, Abramo, Giacobbe e Mosè furono campioni di Dio. Consideriamo ora anche Giovanni Battista. Descritto nella Bibbia come un grande santo e profeta, Giovanni Battista peregrinò per tutto il paese vivendo come un comune vagabondo: scalzo, vestito di pelle di cammello stretta in vita da una cintura di cuoio, si sosteneva mangiando locuste e miele selvatico. Non era un modo di vita consueto, neppure ai tempi di Giovanni, e non penso che i suoi genitori fossero molto orgogliosi del loro figlio. Devo no essersi vergognati di lui. Mettetevi nella posizione di genitori di Giovanni Battista, che se ne va girovagando nel deserto anno dopo anno, vivendo come un mendicante. Come vi sentireste? Io ho viaggiato in Israele e non credo che ci siano molte locuste e molto miele selvatico nel deserto. Giovanni dovette mendicare il suo cibo molte volte. Immaginatelo, semicoperto dalla pelle di cammello, scalzo e barbuto mentre va da un posto all’altro mendicando il suo cibo. Se stasera io fossi venuto qui sul podio, scalzo con barba lunga e vestito di pelle di animale e vi avessi detto di essere venuto per proclamare la parola di Dio, sono sicuro che avreste pensato che ero un pazzo.

Dobbiamo essere curiosi riguardo gli obbiettivi e le motivazioni che stanno dietro a questi personaggi della provvidenza di Dio. Tutti questi grandi uomini iniziarono la loro vita di fede centrandosi non su se stessi, ma su Dio. Perché dobbiamo rispettarli, onorarli e riconoscere il valore del loro contributo? Semplicemente perché essi ricevettero le istruzioni da Dio e non da loro stessi. Dovremmo anche conoscere che tipo di vita vissero per Dio in quel determinato tempo storico. Scopriremmo che dovettero aver avuto dei conflitti tra la loro vita di fede e la vita reale e che di fronte al conflitto in cui si trovarono erano combattuti da opposti desideri. Ma scopriremmo anche che essi risolvevano i loro problemi solo quando si centravano in Dio e non su se stessi. Sappiamo che a causa di questo conflitto tra il lato di Dio e il lato del mondo le loro persecuzioni e la loro sofferenza venivano moltiplicate. Questo è il motivo della loro grandezza.

La loro vita in questo mondo fu sempre solitaria perché dovettero sopportare tante prove e tante persecuzioni dal mondo. Quando non aveva no nessuno verso cui convogliare tutti i loro pensieri e sentimenti, potevano andare solo da Dio e parlare solo con Lui. Guardando alle loro vi te materiali, ci accorgiamo di quanto fossero misere e povere al punto che non potevano fare altro che rivolge re i loro cuori a Dio e dedicare a Lui la loro vita. La loro consapevolezza era così limitata che dovevano riferirsi, per qualsiasi cosa, a Dio. Questa era la loro vita.

Di fronte a qualsiasi cosa con cui avevano a che fare nella loro realtà quotidiana, dal rapporto con gli altri al livello di conoscenza o comprensione delle cose, finivano sempre col rivolgersi a Dio, stabilendo una relazione con Lui, perché non trovavano nessun altro a cui potersi appoggia re. Non c’era alcun oggetto con cui potessero stabilire una relazione orizzontale di dare e ricevere perciò dovettero concentrarsi nel cercare il loro oggetto in Dio molto più seria mente di quanto non cercassero un oggetto in questo mondo. Poiché la realtà terrena era per loro così limi tata, dovevano affidarsi al cielo per andare al di là di quella ristretta apertura verso Dio; così facendo, furono capaci, abbracciando Dio, di aprire un nuovo regno.

Anche se, per andare a Dio loro e anche noi dobbiamo intraprendere una via angusta, non dobbiamo essere depressi. C’è sempre un’uscita. Non possiamo essere scontenti. Dio ha creato tutte le cose per uno scopo di felicità, di soddisfazione, di appagamento. Percorrendo questa strada angusta troveremo una via di uscita con il Suo aiuto. Su questa strada incontreremo la vera felicità e il vero appagamento. Da quella strettoia comincerà ad aprirsi davanti a noi la possibilità di una relazione nuova con Dio.

Facciamo un esempio. S. Francesco pose molta enfasi sull’assoluta povertà, un niente in cui però egli poté trovare la felicità, il valore, ogni appagamento e soddisfazione. Da quel punto Dio poté muoversi e poté far gli sentire una sensazione di gioia e di felicità. L’unità con Dio può cominciare da quel punto. Dobbiamo renderci conto che noi, come umanità caduta, ci troviamo in mezzo a due linee che delimitano il territorio di Dio e del mondo. Dobbiamo sapere quando queste linee si restringono, così capiremo anche quando inizierà una nuova era di felicità e gioia.

Sun Myung Moon

Terza parte: Per Tamara una prova difficile



1 commento:

  1. Anche se, per andare a Dio loro e anche noi dobbiamo intraprendere una via angusta, non dobbiamo essere depressi. C’è sempre un’uscita. Non possiamo essere scontenti. Dio ha creato tutte le cose per uno scopo di felicità, di soddisfazione, di appagamento. Percorrendo questa strada angusta troveremo una via di uscita con il Suo aiuto. Su questa strada incontreremo la vera felicità e il vero appagamento. Da quella strettoia comincerà ad aprirsi davanti a noi la possibilità di una relazione nuova con Dio.

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